tradimenti
Epatite C
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23.02.2025 |
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"Come al solito, si spoglia a lato del letto e si avvicina a me che sono seduta sulla sponda e aspetto con ansia di ricevere in mano e in bocca la mazza;..."
Sono con Armando, il mio collega avvocato e impiegato nello stesso ufficio, ma anche da sempre il migliore amico del mio compagno, nella nostra camera da letto; ci sto scopando alla grande, come faccio ormai da qualche mese, nella totale sinecura di Romolo che neppure sembra cogliere le frecciate che il mio amante gli lancia volentieri, quasi a metterlo sull’avviso; la sua arrendevolezza è assai sospetta, in uno come lui; ma forse ho trovato il modo di ricambiare l’arroganza.E’ un uomo ben tonico e muscoloso, Armando; si tiene in forma con esercizi fisici, ma soprattutto ha una bella mazza, nella media, e la usa con molto vigore; assai irruento, va subito al sodo e picchia come un ariete inseguendo il suo orgasmo; se ne è parlato spesso, un po’ tra le righe un po’ apertamente, tra amici, ai tavolini dei bar, ai ristoranti e in viaggio; l’irruenza sessuale è stato il primo motivo per cui ho accettato di portarmelo a casa.
Mi agito un poco sulla mazza, ambedue vestiti ancora di tutto punto, infilo la mano e trovo, da sopra il pantalone, la verga già ritta e dura come il cemento; dalle confidenze di Clorinda, la sua compagna, so che le dimensioni reali non vanno oltre i diciotto centimetri che vanta Romolo, che almeno cinque volte alla settimana mi deliziano figa, culo, bocca e tette; ma la situazione particolare mi regala l’impressione di un randello assai più nodoso e grosso.
Spogliare il mio amante cercando di frenarne le smanie e la virulenza è diventato quasi un mio titolo di merito; di fronte al ragazzone, che l’impeccabile avvocato diventa in camera da letto, è uno dei motivi di gioia, la sensazione di essere la sua guida e la tata che deve insegnargli a controllare le erezioni violente, la smania di sbatterlo in figa e scopare con foga per raggiungere al più presto un ricco orgasmo, nella speranza di avere tempo e modo per riprendere da capo.
Come al solito, si spoglia a lato del letto e si avvicina a me che sono seduta sulla sponda e aspetto con ansia di ricevere in mano e in bocca la mazza; prendo il cazzo a due mani, una per l’asta ritta contro il ventre, e l’altra per i coglioni grossi e tesi, gonfi di sborra che attende ansioso di scaricare nel mio corpo; la sega che gli faccio è di prima categoria e deve sforzarsi non poco per resistere alla tentazione di vuotare le palle sulle tette; di tutta la vicenda, mi esalta solo la possibilità di dominare quel cazzo.
A quel punto, Armando è già in mio totale potere; lecco delicatamente, prima in punta poi sulla cappella e infine lungo l’asta fino ai coglioni; quando apro le labbra per farlo entrare in bocca, lui lancia un lungo sospiro di piacere che è quasi un lamento; gioco sapientemente e a lungo con la mazza infissa in gola fino al velopendulo e lo mando ai pazzi con succhiate e leccate da manuale; accenna a scoparmi in bocca, ma blocco il bacino con le mani e mi arrogo il diritto di succhiarlo e leccarlo.
Passo un po’ di tempo a sollazzarmi con la mazza dura e violenta; ho la sensazione di dominare non solo un cazzo e non solo un maschio ma tutti i maschi del mondo compreso il mio arrogante compagno; sentirmi la regina del cazzo solletica la mia arroganza; Armando ha deciso che ne ha abbastanza di pompini e mi spinge supina sul letto, mi fa sollevare i piedi per scosciarmi ed arrivare immediatamente alla figa spalancata e rorida di umori; si fionda sul clitoride esposto alla sua lingua in tutto il suo vigore e comincia a succhiarmelo; lancio un urlo ferino, al primo impatto; poi mi godo il cunnilinguo.
Sbriga ‘la pratica’ quasi distrattamente; i preliminari non sono il suo forte; non vede l’ora di piantarmelo in figa e scaricare in una sborrata la sua grande voglia; dopo che mi ha sentito urlare per due volte consecutive in un ricco orgasmo, mi salta letteralmente addosso e sento la mazza entrare violentemente in figa; non ha un cazzo più grosso di quello di Romolo; quindi dovrei accoglierlo serenamente e senza conseguenze.
Ma Armando è il ragazzone che deve far ‘sentire’ alla donna la sua mazza ed entra con le movenze più strane, ritenendo di sollecitare punti inesplorati; in realtà finisce per farsi notare per le fitte di dolore che si accompagnano ai brividi che la figa si prende per proprio conto; ne risulta un piacere doloroso che è assai interessante e stimolante; nella frenesia di scopare in fretta e con rabbia, finisce per montarmi con foga e per sborrare di colpo nell’utero.
Neppure si scusa per l’indelicata velocità di conclusione; ma, fortunatamente, è assai resistente ed ha un recupero assai veloce; dopo qualche momento di riposo, eccolo che mi scopa da dietro, a pecora, e mi sollecita chiedendomi se mi sta piacendo; l’atteggiamento è quello tipico dei ragazzini alle prime esperienze di scopate, convinti di essere unici a usare il cazzo; però io e lui viaggiamo tra i 28 anni miei e i 30 suoi, con lunga esperienza e compagni di vita da molto tempo.
Mi adeguo alla situazione e lo lascio fare; il mio interesse è rivolto solo alle corna a Romolo per cui quelle scopate sono la punizione opportuna e giusta per l’arroganza che, a mio avviso, dimostra; il fatto che a fargliele sia il suo amico di più lunga data è di per sé un’aggravante che ha meritato; non a caso, l’amico userà l’ironia per fargli intuire che abbiamo punito la sua tirannia scopando come scimmie nel nostro letto coniugale, elemento non marginale nelle sue credenze.
Forse mi piacerebbe riempire quel pomeriggio con altre belle esperienze; le frequentazioni giovanili, con pompini in tutti gli angoli nascosti, scopate a pecorina ed inculate in ogni bagno, aggiunte ai tre anni di scopate, intense e ampiamente variate, col mio compagno, mi hanno fatto esplorare tutti i sentieri possibili del sesso e sono certa che potrei distruggerlo se mettessi in pratica tutta la mia conoscenza; ma non voglio contrarre tutto in una seduta ed evito di offrirgli il culo come farei con Romolo.
Infatti, quella è una relazione adulterina il cui squallore non sono in grado di valutare, animata come sono da un rancore insanabile; per mesi, dal primo incontro, ho scopato più volte a settimana con l’amico del mio compagno, la maggior parte delle volta a casa mia, approfittando della solerzia di Romolo che passa in ufficio giornate intere, non riesco a capire per che cosa; d’altronde, quando comprammo casa, decidemmo che l’avrei intestata a me e, nella mia logica, la uso a modo mio.
L’altro metro della mia logica, ‘è mio tutto quello che voglio’, lo applico quando mi porto l’amante a scopare nel bungalow che Romolo, qualche anno prima, ha acquistato a condizioni molto favorevoli in un’area turistica non distante dalla città, su un lago artificiale; l’idea di cornificarlo nel più prezioso dei suoi possedimenti mi eccita prima ancora della scopata e vi faccio ricorso assai spesso, visto che la vigilanza mi conosce e non fa storie.
In questi mesi, apprendo e insegno tutto quanto è possibile sul sesso e sul suo uso per prendere tanto piacere e dare tantissime umiliazioni a un compagno distratto e incapace di accettare, come aveva fatto per anni, i miei capricci come un personale bisogno di sentirmi riconosciuta; in tante corna, neppure una volta mi pongo l’interrogativo se una relazione che va avanti per tanto tempo non debba considerarsi qualcosa più di un capriccio.
Ma la mia logica è che solo quello di cui sono convinta è vero; il resto è pura menzogna; io sono stata avvezzata ad imporre le mie decisioni e nessuno osa contraddirmi; il mio compagno mi aveva accettato così e non poteva permettersi un cambio di atteggiamento; l‘affermazione di mio padre, che soffro la sindrome dei bambini che non vogliono crescere per non affrontare le responsabilità, è solo una falsità usata per schiacciarmi.
Allo stesso modo, una o un milione di scopate, con lo stesso individuo, senza amore ma solo per ripagare l’arroganza di Romolo non sono neppure corna o colpa; sono solo la giusta punizione a un individuo insensibile e incapace di mettere nella giusta luce le mie qualità; l’unico colpevole, se mi faccio spanare e sventrare da un caprone senza delicatezza né garbo, è proprio il mio compagno che si ostina a mantenere il suo atteggiamento e mi sfida.
Lui in quei mesi, anche se qualcosa avesse intuito, è stato frenato dal timore che uno scandalo di quella portata avrebbe ostacolato la sua difficile corsa a scalare i vertici dell’azienda per cui lavora; l’unico dato di cui non mi preoccupo è come Romolo adesso, che non dorme con me e non mi tocca, scarichi la sua foga sessuale; fino a poco tempo fa, con me erano scopate quasi quotidiane, anche due e tre in un giorno festivo; adesso sembra di colpo asessuato.
Nel mio folle vaneggiamento penso a infinite sessioni di masturbazioni lamentando il mio improvviso ritiro dall’attività sessuale con lui, dimenticando che è stato lui, subito dopo che ho insozzato il ‘talamo’, a trasferirsi nello studio e a non prendermi in considerazione neppure per un saluto più caloroso; continuiamo a incontrarci in pubblico, specialmente agli aperitivi, con Armando e Clorinda; ma sono solo stupide frecciatine del mio amante e sguardi complici tra lui e l’altra.
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E’ riuscita a disamorarmi, la mia compagna; cinque anni fa avevamo scelto di convivere nella convinzione che l’entusiasmo con cui sostenevamo il nostro rapporto avrebbe retto anche a prove severe; almeno, era questo, che ci dicevamo negli intensi momenti di passione amorosa; qualche dubbio me lo poneva il carattere di lei, con tratti fanciulleschi, che già avevano causato non pochi problemi ai genitori, quando faceva le bizze e pestava i piedi.
La frenesia nella ricerca di esperienze sempre nuove e sconvolgenti le aveva creato una nomea improponibile per una ragazza che stava laureandosi in Legge e aveva in progetto di dedicarsi alla professione in ambito addirittura Penale; faticò non poco, suo padre, per convincerla che una che aveva conosciuto i bagni di tutti i locali di divertimento per scopate a pecorina, inculate epiche e succosi pompini, aveva scarsa credibilità in un processo per omicidio.
Accettò, obtorto collo, di entrare nell’ufficio legale di un’azienda, con un ruolo subalterno; quasi a contraltare, impose la scelta di venire a convivere con me che intanto avevo occupato un posto di rilievo nella sua vita; non dovetti fare nessuno sforzo per aderire alla richiesta, perché me ne ero innamorato sul serio; per tre anni la nostra convivenza scivolò sui binari di una serena quiete borghese con amici, punti di ritrovo e abitudini ordinarie di vita.
Per risolvere il problema della casa, sottoscrivemmo un mutuo lungo come la fame; con una delle tante levate di testa, volle che la casa fosse intestata a lei; in compenso, l’anno seguente acquistai, per una cifra abbordabile, un bungalow in un villaggio turistico, che si realizzava in quel tempo, accanto ad un lago artificiale; naturalmente, quell’acquisto fu intestato a me, anche se ne potevamo disporre assai liberamente.
Poi, il crollo; come avrei poi appurato dalla stessa voce di lei in un dialogo tra amanti; improvvisamente la ‘ragazza capricciosa’ comincia a sentirsi umiliata dai miei atteggiamenti che lei trova arroganti ed offensivi, perché sottolineo tutti i suoi errori e non dimostro la condiscendenza prona che suo padre, prima, ed io stesso, per i primi tre anni, abbiamo manifestato; correre a farsi consolare dal mio amico carissimo Armando è la scelta uterina e balorda; finirci a letto è conseguenziale.
A quel punto scatta l’autentica imbecillità di Ortensia, quella stessa per la quale mi definisce arrogante quando le muovo un rilievo; organizza di incontrarsi con l’amante nella nostra camera o nel bungalow sul lago, dimenticando che per ambedue abbiamo un sistema di videosorveglianza che manda le registrazioni al mio cellulare; senza volerlo, mi rende cuckold di tutte le sue scopate con l’amante; più delle corna mi addolora l’imbecillità di lei che quel sistema aveva preteso.
Sono mesi che si incontrano quasi quotidianamente, da una parte o dall’altra; la mia ineffabile compagna neppure si rende conto che, improvvisamente, smetto anche di frequentarla in pubblico; quando l’ennesimo video mi segnala i due scatenati nel nostro letto, chiedo a Clorinda di incontrarci per parlare della cosa; è chiarissimo, che hanno deciso di ‘dare una lezione’ allo spocchioso arrogante che schiavizza la povera Ortensia e allo stoccafisso frigido che non sa dare il giusto piacere al suo compagno.
Il momento suggerisce ancora prudenza; Clorinda mi ricorda che lo scandalo colpirebbe me più di tutti; perché non pensare ad un sanissimo ‘pan per focaccia’ visto che da anni ormai ci crogioliamo in un dolce passione inconfessata? Alla peggio, possiamo ricambiare utilizzando la casa di lei; ma questa ipotesi non ci convince; preferiamo trovare altre soluzioni; affitto un monolocale in un caseggiato periferico e ci incontriamo lì per dare sfogo al nostro bisogno d’amore.
Non siamo lì per scopare, naturalmente, ma per far diventare parole e gesti i sentimenti che ci siamo trasmessi, con frasi smozzicate, accenni allegorici e sguardi intensi, per tutti gli anni che abbiamo condiviso l’amicizia; quando ci troviamo, finalmente, soli l’uno davanti all’altra con una voglia irresistibile di ‘sentirci’ in tutto i corpo e con tutti i mezzi, l’amore esplode incontrollabile e diventa il faro che guida ogni nostro movimento.
Riusciamo a controllarci e a contenere l’impeto della passione che ci brucia finché siamo in viaggio e un rischio, anche minimo, di essere scoperti o sorpresi per caso da persone che ci conoscono, ci impone un atteggiamento che renda plausibile il nostro viaggiare insieme sulla mia auto; appena varcata la soglia della garconnière, però, lasciamo libero sfogo all’enfasi del nostro desiderio e il bacio che ci scambiamo sposterebbe montagne, tale è il trasporto che ci mettiamo.
Scopro all’improvviso il sapore di fragole e frutti di bosco della sua bocca tanto e tanto a lungo desiderata; la lingua, che scatta a perlustrarla e ad ingaggiare un autentico duello con la mia, ha un sapore di fresco, di giovanile, di voglia di piacere; i pubi che quasi si scontrano, per consentire alla figa di assaporare il piacere del randello duro come l’acciaio che stimola il clitoride è il segnale che non di amore platonico si tratta, ma di un misto di sentimento e di passione che diventa l’apice della perfezione.
Non ho voglia di perdermi, con il nuovo amore che sto assaporando, nel tecnicismo dei preliminari; se troveremo la giusta intesa, avremo molte occasione per mettere a frutto le esperienze che due persone adulte, conviventi da anni con un partner, hanno maturato nella ricerca del piacere e potremo percorrere tutte le vie che portano alla soddisfazione, all’orgasmo, alla libidine; per ora vogliamo ‘conoscerci biblicamente’.
Anche per questo, la spoliazione reciproca presenta molti problemi; siamo arrivati vestiti come in ufficio, lei in tailleur e io in giacca e cravatta; siamo costretti quindi a procedere per strati cominciando da giacche e camicie, per ambedue; non ha bisogno di reggiseno con le tette giovani e prepotenti che si ritrova; un vero e proprio ‘assalto ai seni’ è reciproco e gratificante, sia per dare che per ricevere piacere dalla bocca che li succhia alternativamente.
Fermiamo il godimento di succhiarci i capezzoli e le sfilo la gonna e, subito dopo, calze e scarpe, lasciandola solo col minuscolo perizoma a coprire molto approssimativamente la figa; si fionda vogliosa ad aprirmi i pantaloni e a tirarli via trascinando calzini e scarpe; resto col boxer che a stento trattiene il cazzo diventato una barra enorme; ci perdiamo a leccare, succhiare e mordicchiare il ventre, le cosce e l’inguine, pressati da una volontà irrefrenabile di infilare il cazzo in figa.
Nessuno dei due accenna ad aggredire con la bocca il sesso altrui; le sfilo il perizoma, mentre lei fa scivolare giù il boxer e mi tira addosso a lei; freme dalla voglia di sentirsi presa e posseduta; le nostre mani si incrociano mentre insieme guidiamo il cazzo alla figa; quando sono dentro, mi basta una leggera spinta per sentire la mazza scivolare nel canale vaginale sino all’utero; ma è lei che, con un gesto rapido, incrocia i piedi dietro le mie reni e, con un colpo secco, si impala fino all’inguine.
“Perdonami, non ce la facevo più; ti volevo sentire dentro di me; ti turba, se ti dico che ti sento mio?”
“Non mi disturba per niente, specialmente se poi non vai a protestare con qualche femminista se dico che ti sento veramente mia, così raggomitolata contro di me, quasi una protesi del mio corpo … “
“Non direi niente di simile, per non confessare che è la mia femminilità a tenere bloccata la tua mascolinità e, se non sgancio la presa dietro la tua schiena, non hai nessuna possibilità di liberarti dalla prigione del mio amore.”
“Non ho nessuna voglia né intenzione di liberarmi da te; per praticare le vie diverse dell’amore, avremo tutto il tempo; questo è solo il primo incontro; voglio fare l’amore con te all’infinito, se i nostri adulteri continuano a incontrarsi.”
E’ veramente solo l’inizio di una storia meravigliosa; le volte successive, avremmo imparato a succhiarci il sesso in tutte le modalità possibili; a scopare come scimmie in tutti i modi e in tutti i buchi; la prima inculata è stata preceduta da una preparazione da grande evento e si è segnata nella nostra memoria per sempre; quel locale è diventato il nostro eden e lo abbiamo riempito d’amore e di sesso, sfruttando tutti i momenti, tutte le occasioni, tutti i desideri.
Per rendere più agevole e intenso il rapporto, accetto la proposta della Direzione di rappresentare l’azienda in incontri tecnici ad alto livello, in varie località italiane, accompagnato dalla mia bellissima vice; soddisfatti gli impegni ufficiali, per interi week end, ci restano parti di giorno e lunghe notti per sbizzarrirci nelle più ardite evoluzioni dell’amore; ambedue sappiamo con chiarezza che sono maturi i tempi per le separazioni e per ripartire da zero; ma uno scandalo è ancora un problema assai duro.
I rapporti sono ormai confusi; con i rispettivi coniugi, siamo sempre più distanti; non condivido più il letto con Ortensia che non se ne da per inteso e continua ad accusarmi della crudeltà mentale più becera; anche Clorinda ha dimenticato gli assalti violenti di suo marito e si gode l’amore con me con tutto il corpo; per la dislocazione dei tempi e i tentativi dei due di incontrarsi spesso, finiamo per incrociarci tutti di rado.
Invece la nostra vita diventa sempre più di coppia effettiva; con Clorinda passo quasi l’intera giornata in ufficio, coperti anche dalla solidarietà di amici e collaboratori che vedono con piacere la nostra storia crescere e usano tutti i mezzi per favorire gli incontri; addirittura riusciamo a scopare nel mio ufficio, che dispone di una sala per incontri privati e delicati; la faccio dotare di un divano letto e in certi momenti ne faccio un’alcova personale.
Continuo a passare volentieri con lei lunghe serate d’amore nel monolocale; quando mi riesce di inventarci occasioni di verifiche fuori sede, passiamo anche intere notti d’amore appassionato; naturalmente, i due sono felici di restare liberi di scopare per un’intera notte contro ‘i cornuti’ e non hanno nessuna idea di essere ricambiati con gli interessi; più ancora pesa su di loro la videoregistrazione che puntualmente mi documenta le loro evoluzioni a letto e gli imbarazzanti dialoghi contro di noi.
La convocazione urgente dall’ospedale mi sorprende al lavoro; il tono della chiamata impone che mi precipiti a sentire quali problemi ci sono; alla reception, la prima mazzata, quando mi indirizzano al reparto isolati per malattie contagiose; ci arrivo esitante e bardato di tutto punto; in una camera blindata, un medico mi avverte che la mia compagna è ricoverata per un attacco di Epatite C di cui stanno cercando le radici, i rimedi e gli eventuali contagiati.
Gli faccio presente che con Ortensia non ho rapporti sessuali almeno da sei mesi; ma, vista la possibile lunghissima incubazione del virus, non posso assicurare di non avere avuto occasioni di contagio; guardo nervoso la mia compagna che si finge distratta; brutalmente chiedo al medico se è stato ricoverato anche l’amante di lei, l’avvocato Armando Lucci; lui mi guarda sorpreso; Ortensia tenta una reazione offesa.
“Tu ti senti offesa perché ti tratterei da stupida; qui ci sono tutti i video delle tue scopate col tuo amante, a casa e nel bungalow; hai dimenticato che pretendesti il sistema antintrusione con videoregistrazione a distanza? Parli tu o metto in piazza il tuo comportamento da troia?”
“Un momento, ingegnere, non è necessario imporre altre umiliazioni alla signora che già sta messa molto male; l’avvocato è ricoverato in altra camera ed abbiamo convocato anche la compagna pensando a due casi paralleli; invece vedo che sono intrecciati; comunque, sia lei che la signora Clorinda dovete effettuare dei test per verificare se c’è stato contagio … “
“Posso parlare con Clorinda?”
“Nessun problema … “
La manda a chiamare e lei mi raggiunge al capezzale di Ortensia; le dico che, per le analisi necessarie, preferisco che non ci affidiamo alle strutture dell’ospedale, ma a quelle di una clinica specializzata; in particolare, le ricordo che una coppia con cui ci scontriamo spesso a bridge è formata dal dottor Rossi e da sua moglie; sono proprietari della clinica per malattie contagiose, lui è direttore sanitario e primario; lei è Amministratore Delegato.
La qualità della struttura dà la massima garanzia e possiamo con una telefonata assicurarci l’appuntamento al più presto; lei è piuttosto scossa dal pericolo che si prospetta; le faccio osservare che quella patologia si trasmette solo per via sessuale; le chiedo quand’è stata l’ultima volta che ha avuto rapporti con Armando; anche lei ha smesso subito dopo la rivelazione della tresca; nessuno azzarda commenti, ma la situazione è ormai chiara.
“Se non capisco male, c’è qualcosa tra voi due … “
“Già!!!! Poiché sei super intelligente e sono io che ti disprezzo senza motivo; è chiaro che finalmente ti rendi conto che non è affatto come vi siete raccontati tante volte mentre scopavate; capisci, finalmente che non stiamo qui ad aspettare con gioia le corna che ci fate tu e il maiale o preferisci che lo chiamo Giuda o caprone o untore o figlio di puttana?”
“Quindi, è finita tra noi ? … “
“Cosa prevedevi quando ti sei fatta sbattere la prima volta? Ah, sì; eri convinta che sarei venuto in ginocchio a chiederti perdono e mendicare la tua preziosa figa … Non tentare di negare o divento volgare e te ne dico di tutti i colori; è nelle registrazioni dei vostri dialoghi mentre scopate … “
“Sono stupidità che si dicono, in certi momenti … “
“Peccato che i momenti siano diventati mesi e che il tuo atteggiamento non sia cambiato … “
“Cosa farai, allora?”
“Prenoto le analisi alla clinica di Rossi per me e per la donna che amo; se siamo puliti perché non abbiamo avuto rapporti coi due contagiati, torneremo alle nostre abitudini; se qualcosa avessimo contratto, saremmo costretti ad una degenza speriamo breve; al massimo, ci sarà un’emorragia di soldi; in compenso, mi libero di te e costruisco il mio futuro con lei.”
“Ingegnere, mi perdoni; non sono proprio affari miei, ma umanamente e professionalmente non posso astenermi; il dottor Rossi è un grande luminare; mi vanto anche di essere un suo allievo; se lei gode di un rapporto privilegiato fino a giocare a bridge, allora deve per forza tenere presente che, quasi certamente, la signora Ortensia è a uno stadio di infezione medio/basso.
Se lei ha la disponibilità economica per farla ricoverare in clinica, le cure specialistiche possono guarirla; ho capito che in gioco c’è una questione di corna tra vecchi amici; la sua compagna ha perso molti diritti, sicuramente non potrà fare sesso, almeno per un bel po’ di mesi, se non per anni, per non rischiare di contagiare i partner; sta a lei decidere se vuole risparmiare qualche soldo o se vuole lasciarla assicurandole la guarigione; voi due sono quasi sicuro che non siete contagiati; lei va aiutata.”
“Dottore, lasci stare; ho fatto i capricci perché mi ritenevo sottostimata, trascurata, non amata abbastanza; è chiaro che mi condannano i fatti, non il giudizio di un uomo che mi amava e che ho allontanato da me stupidamente; non merito niente … “
“Dottore, le chiedo scusa, come professionista e come uomo; stavo per comportarmi da caprone; sarebbe stato assai ingiusto; Clorinda ha avuto l’appuntamento per domani; ha già chiesto la camera per Ortensia; anche sul lavoro quella donna è il mio pilastro; verrà la richiesta dalla clinica di spostare l’ammalata; potete farlo voi?”
“Non si faccia problemi; ciascuno fa la sua parte, in questa dimensione di sofferenza; Ortensia, stia su; qualche settimana di cure, qualche mese di sacrifici poi tornerà a fare quel che le pare, anche i capricci … “
“Romolo, non so come chiederti perdono e ringraziarti … “
“Riguardati; se stai bene, sono contento anche io.”
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